Olimpiadi di Parigi cosa ci é piaciuto e cosa no.
Premettiamo subito che oramai da tempo l’Olimpiade piaccia o non piaccia, da un lato é diventata un evento mediatico enorme con ció che ne consegue in termini di indotto economico legato a diritti televisivi, investimenti, turismo, ecc. dall’altro, l’Olimpiade, inevitabilmente, considerata l’epoca in cui viviamo predominata dal materialismo e dal “Dio denaro”, ha perso la sua antica sacralità di greca memoria ed anche lo “spirito Olimpico” di piú recente Decubertiniana ispirazione (il famoso motto:“l’ importante é partecipare”).
O, se vogliamo, almeno in una parte della componente, diciamo piú “sana” di tutto il carrozzone olimpico, ovverosia delle giovani donne e uomini che vi partecipano in qualità di atleti, tale spirito, malgrado tutto, continua ad esistere e lo si evince spesso proprio dalle dichiarazioni rilasciate da questi ragazzi che si trovano ad essere protagonisti di un evento piú grande di loro.
Interviste dalle quali emergono tutte le loro emozioni, emozioni non solo e non sempre legate al primeggiare ma ancor di piú ad esserci a vivere un’esperienza unica a contatto con altri ragazzi che condividono la loro stessa passione.
Al tempo stesso, peró, vediamo come tali genuini sentimenti (piú in sintonia con un sentire “umano”) vengano quasi mal digeriti da chi fà parte invece del lato piú “materialista”, piú legato alla necessità dei “risultati”, del “successo”, di un qualcosa che possa trasformarsi in un prodotto da vendere in senso lato, che sia con un servizio televisivo, un medagliere da ostentare, una gloria da raccontare, una pubblicità da associare al campione.
Un esempio lampante di ciò è rappresentato dalle assurde polemiche sorte dopo le affermazioni della nuotatrice Benedetta Pilato, con tanto di schieramenti pro e contro, anche all’interno del mondo degli atleti ed ex atleti.
Il punto infatti é proprio questo: nelle Olimpiadi di Parigi si sono visti sfilare fianco a fianco due mondi sempre piú divergenti.
Da un lato, chiamiamolo quello del “sistema” fatto da istituzioni sportive: CIO, CONI, dai rappresentanti dei media, dagli organizzatori francesi dell’Olimpiade stessa.
Dall’altro quello degli atleti.
Gli atleti sono a tutti gli effetti i protagonisti della kermesse olimpica ma, sempre di più come avviene purtroppo sempre più nello sport in generale, lo sono nella misura in cui accettano e soggiaciono a certe regole.
Il campione oramai va bene solo se si trasforma in un oggetto da vendere, non è più considerato il suo “stare bene” ma solo il suo ottenere vittorie e, di conseguenza, essere spendibile dal “sistema”.
Gli esempi alle Olimpiadi non sono mancati, oltre alla Pilato vi è stato il caso della pugile donna/uomo Imane Khelif che, nel desiderio del sistema di divulgare una cultura transgender, non ha dubitato nemmeno per un istante di metterla/o a combattere contro pugili donne (con possibili rischi per la loro incolumità fisica) oppure il caso di triathleti e nuotatori mandati a nuotare nell’inquinatissima Senna, sempre a scapito della loro salute, pur di salvaguardare lo spettacolo dell’Olimpiade parigina.
Insomma abbiamo assistito, ancora una volta, ad uno sport che se, da un lato, è disposto di ricoprire di gloria, notorietà e denaro gli sportivi, lo fa solo se questi sono disposti a sacrificare persino il loro benessere fisico e mentale.
Cosa d’altronde che avviene oramai da anni, da quando gli atleti che devono produrre spettacoli da vendere in televisione sono sottoposti a ritmi infernali di competizioni nazionali ed internazionali che si susseguono senza soluzione di continuità con aumento esponenziale di infortuni e stress emotivo degli atleti stessi.
Ma, viene da domandarsi, in tutto questo il “mens sana in corpore sano” dove è finito ?
Siamo disposti ad entrare, o peggio, a far entrare i nostri figli in questo “tritacarne” pur di inseguire un successo che, oltre a tutto, poi arride percentualmente solo ad un’infinitesima frazione dell’enorme numero dei giovani che vi si avventura ?
Ciò detto segnaliamo un altro aspetto, in parte positivo in parte no, emerso dalle olimpiadi parigine.
Per la prima volta si sono viste aprire le porte discipline nuove ed inconsuete come lo skateboard, il basket 3 contro 3, il kitesurf, persino la break dance. Discipline che già in edizioni precedenti erano state precedute da altre come il beach volley, il rugby a 7, la bmx.
Tutte discipline che partono (anche se in realtà tutti gli sport hanno questa origine) da giochi fatti in strada, senza regole determinate, molto spontanei .
Nel fare questo il CIO parrebbe aver fatto una cosa positiva se non che, inevitabilmente, dovendo trasformare tali giochi in competizione e medaglie ha cominciato a regolamentarli ed irregimentarli nelle prime forme di regole, punteggi, graduatorie, con l’effetto che, inevitabilmente, se ne perderà la spontaneità, la freschezza e infine la genuinità.
Ma in definitiva cosa possiamo ricavare da tutto questo ?
C’ é un mondo, quello istituzionale, sempre più orientato allo sfruttamento dello spettacolo sportivo ed, in definitiva, dell’atleta ma c’è anche un vento nuovo che inizia a soffiare (che le istituzioni, con l’accogliere le nuove discipline cercano, a mio parere vanamente, di intercettare ed imbrigliare) di sportivi che vogliono essere liberi di divertirsi, di persone che, come è sempre stato, praticano ed inventano attività sportive non convenzionali (e qui sarebbe da aprire un capitolo su cosa è realmente lo sport e ci accorgeremmo che tutt’altro si identifica esclusivamente con la competizione spinta) con la voglia di fare attività fisica in modo sano divertendosi e senza la necessità di ottenere, a tutti i costi, il successo.
Ed è esattamente in questa seconda direzione che, da tempo, ha deciso di muoversi AlterSport, da un lato, cercando di dare risposte a queste nuove esigenze, dall’altro, proponendosi in prima fila come soggetto innovativo ed innovatore in tale campo.
Se condividi quindi con noi tale visione di Sport, saremo felici di averti tra le nostre fila, che tu sia un partecipante o un operatore, sarai sicuramente il benvenuto per riappropriarti insieme a noi dei valori originari del “fare Sport” !