Free cookie consent management tool by TermsFeed

Vincere, Perdere, Partecipare o Evolvere?

Vincere, Perdere, Partecipare o Evolvere?
Come usare la competizione senza farsi usare.

Assisto in questi giorni alle competizioni olimpiche di Parigi dove si sfidano atleti da tutto il mondo in ogni sorta di gioco, sport, gara. Mi accompagna una commistione di sentimenti: ammirazione, simpatia, antipatia, rabbia, euforia,.. ma sopratutto la strana sensazione che qualcosa non mi quadri: non comprendo l’esaltazione per colui che vince la gara a prescindere dal come, non comprendo i compensi economici importanti e i tributi di semidivinità a chi vince una medaglia in contrasto con chi se ne torna a casa per un centesimo di secondo o per un millimetro alla prima batteria di eliminazione.

Qual’è il valore umano, etico, sociale, educativo del competere e del vincere in questo modo? Non ho una risposta ma alcune considerazioni da condividere.

In natura osserviamo che ogni specie animale ha una particolare dote che le permette di primeggiare, sopravvivere e riprodursi: velocità, forza, destrezza, resistenza, colori sgargianti, bellezza estetica, … molte delle quali le ritroviamo nelle competizioni umane, sportive e non.

L’essere umano ha la meravigliosa peculiarità di saper correre, nuotare, arrampicarsi, sollevare, saltare, ma non solo. Sa pensare e parlare, sa riflettere su se stesso e avere autocoscienza, sa comporre poesie e sinfonie, sa scolpire e dipingere, sa costruire cliniche e teatri, aerei e defribillatori. Insomma sa fare potenzialmente infinite cose e specializzarsi in una sola lo può ridurre, lo può semplificare, lo può in sintesi animalizzare.

L’uomo a differenza dell’animale, può discernere e scegliere se il dedicarsi esclusivamente a quella specialità, a quella particolare dote, disciplina, sport, attività, gli sia utile oppure no. Qui si pone l’interrogativo più importante che ci può aiutare a dare una risposta alla domanda posta nel titolo dell’articolo: per che cosa vivo? Qual’è il senso della mia esistenza? Per che cosa mi alzo ogni giorno?

Se vivo per ottenere fama e gloria, riconoscimento e denaro, ma anche i semplici piaceri che i sensi mi possono dare, allora le competizioni sportive possono diventare un’occasione d’oro per affermarmi e per godere. Le sensazioni fisiche fine a se stesse e la vittoria diventano il fine dei miei sforzi con il rischio di perdere di vista molti altri aspetti essenziali dell’esistenza come la qualità dei rapporti umani, la qualità dell’ambiente che alimento con i miei consumi e le mie scelte, la mia salute fisica, emotiva, mentale, l’etica nei miei comportamenti.

Se vivo per migliorare il mio carattere, per rendere me stesso migliore e migliorare la vita di chi mi sta attorno, allora lo sport e la competizione diventa un mezzo non più un fine. Posso impegnarmi al massimo in tutto quello che faccio, cerco di rispondere meglio di ieri alle persone che incontro, nel superare i miei limiti per servire meglio gli altri e la loro evoluzione. Crescendo io aiuto gli altri a crescere.

Allo stesso modo funziona il nostro organismo: ogni cellula, ogni tessuto, ogni organo, ogni apparato, non è in competizione con l’altro, anzi, ognuno fa sempre meglio il suo compito, collabora, per alimentare la salute e la prosperità di tutto il nostro essere.

E poi, sapendo che con l’andare dell’età le prestazioni fisiche calano per tutti, il corpo si indebolisce e muore, che senso ha esaltare esclusivamente le prestazioni di velocità, forza, resistenza? Un senso lo si può trovare se queste qualità fisiche si sublimano in qualità morali, qualità dell’anima: coltivo la forza di volontà e il coraggio di fronte alle prove della vita, mi disciplino nello stile di vita riconoscendo sempre meglio ciò che fa bene da ciò che lo lo fa: nel cibo, nelle abitudini di pensiero, nelle parole che uso verso gli altri,…

In quest’ottica, dove la vita è l’occasione per crescere e migliorarsi, quale spazio possono trovare questo tipo di manifestazioni come le Olimpiadi? Che senso può avere ancora assegnare delle medaglie, fama e riconoscimento, denaro, solamente per delle prestazioni fisiche?

Nell’epoca della coscienza in cui siamo, dove nulla può più essere accettato perchè si è sempre fatto così, è lecito e doveroso porsi delle domande e non accettare per consuetudine ogni cosa che ci viene proposta dall’istruzione per i nostri figli, dalle cure mediche, dal cibo che compriamo, dal tipo di sport che pratichiamo, da ciò che guardiamo alla tv o cerchiamo in internet.

Ad ognuno di noi il compito di scegliersi i propri modelli, i propri eroi sapendo che sono lo specchio di chi siamo e di cosa vogliamo diventare. Sicuramente in queste Olimpiadi ci sono molti atleti che vivono il loro impegno sportivo non solamente per raggiungere la medaglia, di sicuro non sono quelli che ci vengono rappresentati più facilmente come degli esempi.

Il mio augurio ed impegno è a far evolvere questo ambito del movimento e dello sport affinchè diventi strumento di salute nel corpo, nell’anima e nello spirito. Un giorno forse vedremo atleti da tutto il mondo riunirsi per giocare, confrontarsi, imparare l’uno dall’altro senza il bisogno di ricevere gratificazioni esterne ma solamente perchè sentiremo che sarà ciò che di più utile, vero e buono possiamo fare per evolverci insieme nell’umanità che abbiamo in cuore di veder crescere.

 

di Paolo Bressan

Carrello0
Non ci sono corsi nel carrello!
Continua a fare acquisti
0